Burckel Jung

È nel cuore della capitale del pan di zenzero, a pochi chilometri da Obernai, Strasburgo e Colmar, che la tenuta BURCKEL JUNG è stata fondata dal 1802, secondo date a tutti note… La tenuta era allora gestita dalla famiglia Heiligenstein che praticavano l’agricoltura mista, una consuetudine prima. Divenne poi Domaine Burckel, in seguito all’unione con Benjamin Burckel e Barbara Heiligenstein. Fu nel 1987 che Danielle Burckel associò il suo nome a quello del marito Thierry Jung, dando un’altra svolta alla tenuta attorno alla viticoltura e al Crémant.

Il mio bisnonno materno, Emile Burckel, era un rinomato erborista del villaggio e da lui abbiamo imparato i benefici delle piante.

Il giovane enologo David (figlio), ricco di idee e convinzioni, ha sviluppato prodotti biologici di qualità (2009), per poi approfondire la biodinamica nel 2017.

Il rispetto della trasmissione e del patrimonio familiare è uno dei valori predominanti per la famiglia Burckel Jung. La terra dei loro antenati viene lavorata per trarne il meglio.

Oggi tocca a David e sua sorella Sarah prendere in mano il testimone di famiglia e scrivere una nuova storia.

Filosofia

Tisane, decotti di piante, le fasi lunari, le deiezioni, è la nostra vita quotidiana. Viviamo infatti in armonia con i nostri 20 ettari di vigneto.

La vite va vista nel suo insieme: dipende dal terreno in cui cresce, dalla fauna e dalla flora che incontra, senza dimenticare il clima che la condiziona e gli uomini che la lavorano. Queste sono le basi della coltivazione biodinamica. Il calendario lunare, come per l’orto, ha effetti anche su alcuni lavori in vigna e in cantina, quindi prestiamo attenzione anche ad esso.

Da tutti questi elementi nascono uve sane e dal buon potenziale nutrizionale. Queste interazioni devono essere incoraggiate.

Dalle vigne alla cantina

Dopo la raccolta manuale delle uve, gli acini vengono manipolati minimamente, per preservare ed estrarre il materiale acquisito dall’ambiente naturale. Dopo una decantazione a freddo per 24 ore, le fecce (residui del fondo della botte) vengono filtrate e reintegrate nel mosto (succo d’uva). Contengono sostanze nutritive per il corretto sviluppo del lievito. Avere un mosto equilibrato tra zucchero e acidità faciliterà la vinificazione.

I vini vengono affinati su fecce fini (depositi), per lasciare maggiore complessità nei vini. Questo tipo di invecchiamento garantisce migliori condizioni di sviluppo, con rallentamento dell’ossidazione e migliore stabilità nel tempo, perché le fecce si riducono.

Gran parte del raccolto è conservato in tini di legno secolari, permettendo alle diverse annate di prosperare.

Non vengono aggiunti additivi (nessun lievito selezionato, nessun enzima, nessuna zuccheratura, nessuna chiarifica e nessun prodotto di sintesi). Viene utilizzata solo la solforosa in piccole quantità per preservare il vino nel tempo. Una leggera filtrazione, nel rispetto del vino, viene effettuata poco prima dell’imbottigliamento.

Il vino in bottiglia continua ad evolversi. Infatti è una materia viva che migliora in bottiglia.